“Uomo sei quello che mangi”, diceva il filosofo tedesco Feuerbach, poi ripreso da… Peter Gabriel, che in un vecchio pezzo dei Genesis cantava: “sei quello che mangi, mangia bene!”.
Ma oggi riusciamo a capire, nel mare magnum dell’offerta sugli scaffali dei supermercati, cosa vuol dire scegliere - per mangiare - bene?
E le agenzie pubblicitarie e le imprese alimentari cosa “ci fanno credere” di mangiare?
Vorrei utilizzare questa opportunità di comunicazione per condividere le vostre e le mie riflessioni su modi, stili, significati occulti o contenuti espliciti della pubblicità, compresa la sua manifestazione più immediata nel momento dell’acquisto, l’etichetta del prodotto, della quale, se volete, potremo anche approfondire gli aspetti più ‘tecnici’.
Avete delle curiosità, dei dubbi, o volete esprime il vostro punto di vista su come le nostre scelte alimentari siano influenzate dall’aspetto di un prodotto, dalla sua immagine, dalla sua etichetta?
Comincio naturalmente io a buttare un sassolino in questo… oceano!
Sapevate che “Coca cola” è la seconda parola più capita al mondo, dopo “OK”?
E che McDonald’s ha speso, nel 2004, 500 milioni di dollari in pubblicità, e nel 2007 718 milioni?
E che se un bambino guarda per due ore al giorno Italia 1, nella fascia oraria compresa tra le 15,00 e le 18,00 rischia di vedere, in un anno, 31.500 spot pubblicitari dei quali circa 5.500 pubblicizzanti alimenti (per lo più snack e merendine)?
Aspetto le vostre osservazioni!
Un saluto
Aldo Savoia
ASS4 Medio Friuli
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