venerdì 27 febbraio 2009

Piccolo spazio: pubblicità!

Sono un medico e mi occupo da tempo di educazione alimentare nel Servizio del Dipartimento di prevenzione dove lavoro.

“Uomo sei quello che mangi”, diceva il filosofo tedesco Feuerbach, poi ripreso da… Peter Gabriel, che in un vecchio pezzo dei Genesis cantava: “sei quello che mangi, mangia bene!”.

Ma oggi riusciamo a capire, nel mare magnum dell’offerta sugli scaffali dei supermercati, cosa vuol dire scegliere - per mangiare - bene?

E le agenzie pubblicitarie e le imprese alimentari cosa “ci fanno credere” di mangiare?

Vorrei utilizzare questa opportunità di comunicazione per condividere le vostre e le mie riflessioni su modi, stili, significati occulti o contenuti espliciti della pubblicità, compresa la sua manifestazione più immediata nel momento dell’acquisto, l’etichetta del prodotto, della quale, se volete, potremo anche approfondire gli aspetti più ‘tecnici’.

Avete delle curiosità, dei dubbi, o volete esprime il vostro punto di vista su come le nostre scelte alimentari siano influenzate dall’aspetto di un prodotto, dalla sua immagine, dalla sua etichetta?

Comincio naturalmente io a buttare un sassolino in questo… oceano!

Sapevate che “Coca cola” è la seconda parola più capita al mondo, dopo “OK”?

E che McDonald’s ha speso, nel 2004, 500 milioni di dollari in pubblicità, e nel 2007 718 milioni?

E che se un bambino guarda per due ore al giorno Italia 1, nella fascia oraria compresa tra le 15,00 e le 18,00 rischia di vedere, in un anno, 31.500 spot pubblicitari dei quali circa 5.500 pubblicizzanti alimenti (per lo più snack e merendine)?

Aspetto le vostre osservazioni!

Un saluto

Aldo Savoia
ASS4 Medio Friuli

Liberi dal fumo!

…La storia naturale…

Gentili Genitori e Insegnanti,
sono Simonetta Micossi, Assistente Sanitaria del Dipartimento di Prevenzione di Udine; mi occupo di promozione della salute e, per dire la verità, avevo già pronto un articolo che riguardava tutt’altro argomento da postare qui sul blog.
Sto cominciando ad occuparmi di prevenzione del tabagismo in ambito scolastico e, mentre rivedevo qualche dato e un po’ di letteratura ho deciso che forse era il caso di dedicare uno spazio di “Star bene in... pillole!” a questo sempreverde argomento.

Cosa vi suggeriscono queste tre immagini in sequenza? Che emozioni vi suscitano? Come le colleghereste l’una all’altra?

Già mi sembra di sentire i commenti di chi entrerà oggi e si troverà di fronte a questo titolo: “Oh, no! Di nuovo?!?” “Ma ancora a parlare di fumo?!?” “Ancora questi messaggi terroristici?!?” “Ancora a cercare di farci (nel caso dei genitori fumatori) sentire in colpa nei confronti dei nostri figli?” “Tanto lo sappiamo tutti che il fumo fa male… basta!”

In realtà, ci sono molti ottimi motivi per continuare a parlarne: il fumo di tabacco rimane, a tutt’oggi, uno dei problemi di salute più rilevanti (Liberi dal fumo | CCM Network); eviterò di dilungarmi sui danni da fumo, che credo conosciate tutti molto bene e vi inviterei a riflettere sul significato di quelle immagini.
Perché, in ogni caso, si continua a fumare. Non solo: sembra che il numero complessivo dei fumatori sia diminuito negli ultimi anni (soprattutto da dopo l’entrata in vigore della legge 3/2003, sulla tutela della salute dei non fumatori), ma si inizia sempre prima (ecco il perché della foto del bimbo), fumano sempre più donne (la pubblicità delle L.S. invitava le donne a fumare una sigaretta invece di cedere ad un dolce: le avrebbe aiutate a mantenere la linea) ed è aumentato il numero delle sigarette consumate.

Come rimediare? Le campagne informative, fino ad ora, hanno avuto efficacia relativa; questo in gran parte perché hanno affrontato il problema attraverso messaggi negativi e pessimistici, che abbiamo tutti grande capacità di dimenticarci in fretta proprio perché ci disturbano.

Gli esperti nel campo dell’educazione sono da tempo d’accordo sul fatto che per combattere efficacemente il problema è necessario mettere in atto ogni azione possibile per evitare l’iniziazione al fumo e per promuovere, fin dalla prima infanzia, una cultura antifumo.

E qui nasce la vera sfida.
Non si tratta più di chiamare noi esperti delle Aziende Sanitarie a parlare nelle scuole per un paio d’ore della dipendenza e dei danni da tabagismo e fumo passivo; certo, è più comodo e costa meno fatica a tutti, ma è una modalità che lascia il tempo che trova.

La strategia efficace, invece, consiste nel coinvolgere l’intera comunità nel processo educativo e dare alle persone gli strumenti adatti ad affrontare il problema: progetti antifumo strutturati, dunque, che si integrino con i programmi ministeriali a seconda delle fasce di età a cui ci si rivolge (vedi documento allegato).
Per combattere l’abitudine al fumo, dunque, è necessaria la partecipazione di tutti: genitori, insegnanti, operatori sanitari, nonni, bambini e ragazzi hanno bisogno di lavorare insieme per poter affrontare efficacemente il problema; noi operatori della salute, da soli, non ce la possiamo fare.
L’invito è quello di darci una mano a vicenda.
Grazie!

Simonetta Micossi
Ufficio di Promozione della Salute
Dipartimento di Prevenzione
A.S.S. n° 4 “Medio Friuli”

Non passarmi quei germi!

Ovvero... impariamo a lavarci le mani!

Le mani sono la parte del corpo che più frequentemente entrano in contatto con germi che causano malattie infettive.

Bisogna sapere che:
  • I germi sono dovunque
  • I germi sono così piccoli da non poter essere visti
  • I germi possono farti ammalare
  • Lavandosi le mani si possono eliminare i germi

Oggi facciamo un test!


Lo sapevate che potreste passare germi ad amici, familiari, vicini di casa e perfino a sconosciuti?
Ecco come può accadere.



Ti fai prestare una matita da un amico che starnutisce proprio un attimo prima di cedertela.








Tu non ti pulisci le mani. Corri a casa subito dopo la scuola, fermandoti ad accarezzare il cane del vicino che incontri lungo il cammino. Appena arrivi, per aiutare la mamma, prepari una merenda al tuo fratellino di 4 anni.

+1



La sera, il fratellino di 4 anni fa visita alla nonna in una casa di cura dove vivono e lavorano 120 persone. La visita avviene all’ora di cena e porge la mano a molti amici.

+120




La mattina dopo va all’asilo con altri 15 bambini di 4 anni, giocando e scambiando giocattoli.

+15





Nel frattempo, anche i vostri genitori vanno a lavorare con altre 50 persone.

+50




Tu + Le tue mani Non lavate = oltre 180 possibili forme di malattia… e non bastano! Disgustoso!


Lavati le mani…

  1. Dopo l’uso dei servizi igienici
  2. Prima di mangiare
  3. Prima, durante e dopo la preparazione dei cibi
  4. Quando hai le mani sporche
  5. Dopo aver accarezzato animali domestici o altri animali
  6. Ancor più frequentemente quando sei ammalato o lo è qualcuno con cui sei a contatto


Tutto ciò che devi sapere sul lavaggio delle mani, lo hai probabilmente imparato alla scuola dell'infanzia.


Prima di cominciare assicurati che per asciugarti ci siano salviette pulite di carta e regola l’acqua ad una temperatura confortevole.


Bagnati le mani con l’acqua












Applica sapone liquido: Il sapone liquido è efficace nel rimuovere sporco e germi. Quando usi il sapone liquido col “dispenser”, evita di toccare il beccuccio con le mani (magari puoi usare una salvietta).










Sfrega vigorosamente le mani finché sono coperte di schiuma, e poi continua a sfregare per almeno 15 – 20 secondi. Pensa di cantare “Tanti Auguri” due volte ad un amico. Assicurati di sfregare tra le dita, sotto le unghie, gioielli, sul dorso delle mani e anche sui polsi.








Risciacqua le mani sotto l’acqua tiepida corrente finché sono libere dal sapone e dallo sporco.











Asciuga le mani con una salvietta di carta pulita. Puoi anche usare un asciugamano monouso di stoffa.










Se il rubinetto non si blocca automaticamente, usa la salvietta di carta monouso per chiuderlo.









Quando hai finito getta la salvietta di carta in un contenitore della spazzatura. Se usi salviette monouso di stoffa riponile nella cesta della biancheria sporca.

Quando sapone ed acqua corrente non sono a disposizione, per esempio, in gita scolastica, puoi utilizzare salviette o gel a base di alcool per pulirti le mani. Se hai le mani visibilmente sporche bisogna ricorrere al lavaggio con sapone e acqua corrente.


Cosa succede nel mondo?

Lavare le mani con il sapone è una delle misure più efficaci ed economiche per prevenire le malattie diarroiche e le infezioni respiratorie acute, che ogni anno sono insieme responsabili di circa 3,5 milioni di morti infantili, 500.000 dei quali nella sola dell’Africa.

Negli Stati Uniti si stima che nel corso della stagione influenzale nelle scuole primarie i bambini che non si lavano abitualmente le mani sono assenti in media 3 giorni all’anno rispetto ai 2 giorni di chi si lava le mani abitualmente.



Curiosità

I rimedi più efficaci sono quelli più semplici e secondo questo principio l’UNICEF ha indetto per il 15 ottobre 2008 la prima giornata mondiale per la pulizia delle mani.

Divertiti un po’ aprendo questo link: clicca qui.




Stefano Miceli Maria Grazia Pellizzon
Servizio Sorveglianza e profilassi delle malattie infettive

martedì 17 febbraio 2009

L’allontanamento dalla frequenza scolastica come misura di controllo delle malattie infettive

L’abolizione del certificato medico di riammissione a scuola dopo 5 giorni di assenza con L.R.21 del 18.08.2005 ha generato molta confusione e nel contempo ha posto molti interrogativi in ambito scolastico sulla riammissione a scuola dopo un evento infettivo.
Innanzitutto dobbiamo ricordare che l’allontanamento dalla scuola dei bambini con malattie infettive è una misura preventiva che mira a diminuire il numero di casi secondari nella collettività; nelle scuole, infatti, bambini e ragazzi trascorrono molte ore a stretto contatto fisico, favorendo la trasmissione degli agenti infettivi.

In Italia le raccomandazioni in tema di isolamento dei soggetti con malattie infettive, inclusi i bambini che frequentano la scuola, sono contenute nella Circolare del Ministero della Sanità “Misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica”, n. 4 del 13 marzo 1998.

Se da una parte la prevenzione ed il controllo delle infezioni sono influenzati da vari fattori: l’igiene del personale e il suo stato immunitario, l’igiene ambientale, le procedure di preparazione-distribuzione-conservazione dei cibi, l’età e lo stato immunitario dei bambini, il rapporto numerico tra bambini e personale, le caratteristiche e le dimensioni delle strutture scolastiche, dall’atra parte la trasmissione dipende dalle caratteristiche dell’agente infettante.

Il periodo di allontanamento scolastico varia da malattia a malattia e dipende soprattutto dalla durata della contagiosità; tuttavia, molte malattie infettive sono trasmissibili da persona a persona già prima dell’inizio dei sintomi clinici e l’efficacia dell’allontanamento è quindi spesso oggetto di discussione. Al di là del necessario periodo di cure a casa, infatti, la mancata frequenza scolastica può comportare numerosi problemi sia al bambino che alla sua famiglia, soprattutto in una società in cui sempre più di frequente entrambi i genitori lavorano, o un solo genitore si prende cura dei figli.

Le evidenze disponibili sul periodo di incubazione, la durata della contagiosità e l’efficacia dell’esclusione da scuola sono stati valutati attraverso una revisione sistematica della letteratura.

In generale è stato evidenziato una buona corrispondenza tra le evidenze fornite dalla revisione della letteratura e quanto comunemente riportato sui testi di malattie infettive.
Sebbene l’allontanamento scolastico è raccomandato talvolta più per tradizione che per comprovata efficacia dell’intervento c’è tuttavia evidenza su alcune raccomandazioni circa i periodi di esclusione dalla frequenza scolastica in corso di principali malattie infettive:
  • varicella, fino a 5 giorni dall’insorgenza delle manifestazioni cutanee;
  • morbillo, fino a 5 giorni dall’esordio dell’esantema;
  • parotite, fino a 5 giorni dopo l’insorgenza della tumefazione parotidea;
  • rosolia, fino a 5 giorni dall’esordio dell’esantema;
  • pertosse, fino ad aver eseguito 5 giorni completi di appropriata terapia antibiotica;
  • scarlattina fino a 5 giorni dall’inizio del trattamento antibiotico;
  • epatite virale acuta A, fino a 1 settimana dopo l’insorgenza della malattia nei bambini di età inferiore ai 5 anni, nei bambini > 5 anni nessuna restrizione, visto che la contagiosità è massima prima della comparsa dei sintomi e che nei bambini spesso la malattia è asintomatica;
  • faringite streptococcica fino a 24 ore dopo l’inizio del trattamento antibiotico;
  • mononucleosi infettiva, nessuna restrizione;
  • pediculosi, fino al giorno dopo il primo trattamento;
  • scabbia, fino al termine del trattamento;
  • salmonellosi nei bambini di età inferiore ai 5 anni almeno un campione fecale negativo, nei bambini > 5 anni almeno 24 ore dall’ultimo episodio di diarrea.
Le famiglie sono tenute a comunicare tempestivamente al personale della comunità le informazioni sulle malattie acute del bambino e il motivo dell’eventuale assenza. Ricordarsi infine che, al di la della necessità o meno di presentare un certificato, deve essere sempre il Pediatra a decidere la riammissione con o senza trattamento.

E’ ANCHE IMPORTANTE RICORDARE CHE L’IGIENE DELLE MANI COSTITUISCE IL PIÙ SEMPLICE ED EFFICACE STRUMENTO DI PREVENZIONE PER RIDURRE E CONTENERE LA TRASMISSIONE DI MALATTIE IN AMBIENTE INFANTILE CHE LA VACCINAZIONE (QUANDO ESISTE) RAPPRESENTA IL METODO MIGLIORE PER LA PREVENZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE.

Maria Grazia Pellizzon, Stefano Miceli

Servizio sorveglianza e profilassi malattie infettive
ASS 4 Medio Friuli

venerdì 13 febbraio 2009

"Mangiar giusto con gusto"

Ciclo di conferenze

Sono Paola Corazza, un’assistente sanitaria che lavora nel Servizio di Nutrizione della Azienda Sanitaria e faccio parte del gruppo misto del progetto “Contratto della merenda” del terzo Circolo.
Che cos’è un gruppo misto? Forse già lo sapete che in ogni Circolo c’è un gruppo costituito da alcuni genitori, insegnanti e da un operatore dell’azienda sanitaria, che si incontra regolarmente per sostenere e proporre attività legate al Progetto “Il Contratto della merenda.”. Lo scorso anno scolastico i genitori del mio gruppo avevano chiesto di capire perché i bambini rifiutano certi cibi, non vogliono fare colazione ecc…
Cosa abbiamo fatto? Abbiamo invitato a parlarcene la dr.ssa Raffaella Pagani, psicologa del consultorio familiare del Distretto sanitario di Udine . L’incontro si è tenuto a maggio 2008, i genitori presenti hanno espresso loro soddisfazione agli altri genitori e ci è stato chiesto di riproporlo.
Quando? A breve.

Il 1° incontro si terrà lunedì 23 febbraio 2009 alle ore 17 c/o la Scuola IV Novembre via Magrini, 6 avrà per titolo “Mangiare a casa”, si parlerà di come avvicinare il bambino all’assaggio di nuovi alimenti, importanti per la sua crescita e salute, trasmettendo regole senza imporre comportamenti. Si illustrerà anche qualche utile strategia.

Nel 2° incontro “Mangiare in altri luoghi”, che si terrà lunedì 23 marzo 2009 alle ore 17 c/o l’Auditorium “Ceconi” via Manzoni, 6 si prenderanno in considerazione le possibili trasgressioni alimentari a casa dei nonni o altrove, e l’opportunità educativa che l’ambiente scolastico offre per orientare scelte alimentari più salutari.

L’ultimo incontro, di lunedì 20 aprile 2009 ore 17 c/o la Scuola San Domenico via Derna, 12, “Mangiare condizionati”, come il titolo suggerisce, tratterà di quanto la pubblicità e l’offerta del mercato influenzino i nostri consumi e comportamenti alimentari.

Con questo ciclo di conferenze la dr.ssa Pagani, noi operatori sanitari del Servizio di Nutrizione e gli insegnanti cercheremo di capire insieme ai genitori, come i gusti e gli atteggiamenti del bambino verso il cibo vengono influenzati dall’ambiente in cui vive. Saranno incontri aperti al confronto e alla condivisione delle esperienze e sono certa che ognuno di noi potrà trovare dei suggerimenti utili.

Scarica il volantino (PDF 170kb)
 

sabato 7 febbraio 2009

Frutta: buccia sì, buccia no?

Nel famoso libro Pinocchio, ad un certo punto Geppetto e Pinocchio si ritrovano: Pinocchio senza i piedi, per averli bruciati tenendoli a scaldare in un braciere, e Geppetto che cerca di consolarlo offrendogli la sua povera colazione, tre pere.

Pinocchio, affamato, si rivolge al padre dicendo:
-Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle.-

-Sbucciarle? - replicò Geppetto meravigliato - Non avrei mai creduto, ragazzo mio, che tu fossi così boccuccia e così schizzinoso di palato. Male! In questo mondo, fin da bambini, bisogna avvezzarsi abboccati e saper mangiare di tutto, perché non si sa mai quel che ci può capitare. I casi sono tanti!-

-Voi direte bene, - soggiunse Pinocchio - ma io non mangerò mai una frutta che non sia sbucciata. Le bucce non le posso soffrire…-
Mangiate o, per dir meglio, divorate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando:
-Ho dell'altra fame!-

-Ma io, ragazzo mio, non ho più nulla da darti.-

-Proprio nulla, nulla?-
-Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera.-
-Pazienza! - disse Pinocchio, - se non c'è altro, mangerò una buccia.-

E cominciò a masticare.
Da principio storse un po' la bocca; ma poi, una dietro l'altra, spolverò in un soffio tutte le bucce: e dopo le bucce, anche i torsoli, e quand'ebbe finito di mangiare ogni cosa, si batté tutto contento le mani sul corpo, e disse gongolando:

-Ora sì che sto
bene!-
-Vedi dunque, - osservò Geppetto, - che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi né troppo sofistici né troppo delicati di palato…-

Non è affatto facile rispondere a questa domanda, anche se secondo noi ci sono più buoni motivi per mangiare la frutta con la buccia, che senza.

La buccia è formata dalla fibra, cioè lo “scheletro” dei vegetali, difficile da digerire, ma comunque da mangiare perché fa bene all’intestino, ci aiuta ad eliminare la “c….” e, ci fa passare la fame. Mentre le vitamine e i sali minerali si trovano quasi tutti nella polpa, nella buccia sono concentrate maggiormente altre sostanze protettive per la nostra salute, gli antiossidanti.

D’altro canto è perlomeno ragionevole pensare che togliendo la buccia, si riduce la quantità di pesticidi e inquinanti atmosferici. In realtà quanto residua in superficie può essere in gran parte rimosso con un energico lavaggio.

Ma per quanti e quali frutti si pone questo problema? Per le mele, pere, pesche?

Non ci sogneremmo mai di sbucciare le fragole o le ciliegie, o al contrario di mangiare la buccia dell’Ananas o del fico d’India!
Per cui, forse, non è una dilemma così importante: se vogliamo mangiare la fibra, la possiamo avere anche da altri alimenti (noi mangiamo la buccia di molte verdure, legumi o cereali integrali). Ma se si vuole avere il piacere di “addentare” in tutta tranquillità quindi, una bella mela, è importante lavarla con cura sotto l'acqua corrente.

Cecilia Savonitto
Manuela Mauro
ASS4 Medio Friuli