venerdì 29 maggio 2009

Molliamo l'automobile

Cari genitori, insegnanti e ragazzi
Ormai la bella stagione è arrivata a pieno titolo ed io continuo a ricordarvi che il movimento all’aperto è un’occasione per stare bene e prendersi cura della propria salute.
Sappiamo tutti che recarsi al lavoro, a scuola, a fare la spesa in bicicletta o a piedi, piuttosto che in auto, sarebbe vantaggioso sotto diversi aspetti.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che camminare o andare in bici in mezzo al traffico (soprattutto per chi abita a lavora in città) è rischioso, sia per quanto riguarda le probabilità di incidenti sia per quanto concerne le emissioni nocive che siamo costretti a respirarci; in realtà, lasciare da parte l’auto è anche un modo per diminuire il traffico cittadino (congestionato, soprattutto nelle ore di punta, proprio di fronte alle scuole), con relativo abbassamento del rischio di incidenti e di inquinamento ; c’è da aggiungere che rimanere chiusi nell’abitacolo della propria auto non ci protegge dalle sostanze nocive emesse, anzi: ci sottopone anche alle emissioni che vengono scaricate all’interno dell’automobile.

Probabilmente le vere difficoltà sono altre: il tempo, ad esempio, è sempre tiranno e “caricare” tutti in macchina è un modo per risparmiarne di prezioso; ma la “cultura dell’automobile” e il poco rispetto che esiste nei confronti di pedoni e ciclisti sono i nodi forse più difficili da sciogliere.

Io abito in una zona piuttosto centrale di Udine e mi capita spesso di osservare persone che vanno a gettare le immondizie o si recano a messa in auto (!!!), per percorsi quindi di poche centinaia di metri.
Ora, magari molte tra le persone che frequentano la mia parrocchia provengono dall’altra parte della città (anche se trovo improbabile che siano così tante)e necessitano proprio di venirci in auto; ma, dato che i cassonetti per la raccolta differenziata sono disseminati ogni 200 metri circa non vedo proprio l’esigenza di prendere la macchina per andare a buttare due sacchetti di spazzatura.

Un altro problema che balza all’occhio è quello dell’utilizzo delle piste ciclabili: ci sono, esistono ma sono davvero poche le persone che le utilizzano per il loro vero scopo. Spesso diventano “estensioni” dei marciapiedi, dove si passeggia a gruppetti, ci si ferma a chiacchierare, si fa camminare tranquillamente il cane, si fanno attraversare i bambini senza curarsi del fatto che quello spazio, in teoria, è dedicato al transito delle biciclette.

Un minimo di educazione non solo stradale, ma anche alla socialità: impariamo, insieme ai nostri bambini, a rispettare chi si muove a piedi e in bici e ad utilizzare correttamente gli spazi che abbiamo a nostra disposizione, sfruttiamoli anche se magari sono pochi e non distribuiti equamente sul territorio. E’ il primo passo verso quella che si chiama “mobilità sostenibile”: meno traffico, meno inquinamento, meno rumore e possibilità per tutti di muoversi in modo sicuro (www.bimbinbici.it).
Simonetta Micossi
Assistente Sanitaria per la Promozione della Salute

martedì 26 maggio 2009

Il bastone della pioggia

Carissimi bambini, prima di augurarvi buone vacanze, ho il piacere di fare da messaggero di una bella idea che è stata lanciata dal nostro amico Massimiliano, il trampoliere con i pantaloni da Scaramacai, che ha fatto giocare chi di voi ha potuto partecipare agli incontri di festa per il “Contratto della merenda”.

In pratica Massimiliano vi chiede di cominciare, durante l’estate a preparare il
BASTONE DELLA PIOGGIA questo strumento musicale, che ci risulterà molto utile per la prossima festa a cui verranno invitati quasi tutti i bambini delle Scuole che aderiscono al Progetto.
L’invito è rivolto in particolare ai bambini di più grandi (3^, 4^, 5^), ma tutti, soprattutto i più piccoli, sarà bene che si facciano aiutare da mamma e papà.


Che ne pensate?
Di seguito trovate tutte le istruzioni: credo sia divertente, eppoi se avete ancora qualche difficoltà potete chiedere anche a lui qualche chiarimento scrivendogli su questo blog! Un abbraccio così grande da circondare tutti voi
Cecilia Savonitto


IL BASTONE DELLA PIOGGIA

Il bastone della pioggia (o albero della pioggia, o palo della pioggia; in spagnolo Palo de lluvia) è uno strumento musicale tradizionale diffuso soprattutto in America centro-meridionale, ma anche in Africa ed Oceania, fin dall'antichità. Era originariamente utilizzato, come suggerisce il suo nome, durante le cerimonie religiose propiziatorie sia per il raccolto sia per la pioggia.

E' costituito da un tubo di legno, o semplicemente di cartone (potrebbe andare bene uno di quelli intorno a cui si avvolge la stoffa, o quelli da disegno, o se proprio non c’è altro quello della carta assorbente da cucina) con all'interno un'intelaiatura di chiodi, riempito con polvere di conchiglie o semi o sassolini.

Per suonarlo bisogna scuoterlo ribaltandolo da una parte all'altra. Mentre si scuote oppure se si ribalta da una parte all'altra, i sassolini scorrono lungo una spirale metallica producendo un suono simile a quello della pioggia che cade. Se ben costruito il suono è davvero e incredibilmente amplificato.


Che cosa ci serve per costruirlo?
  • Un piccolo cacciavite a croce,
  • 1 tubo di cartone rigido lungo circa cm 50 (tipo quello dei tessuti o carta da disegno),
  • chiodi da legno con testa larga e lunghi poco meno del diametro del tubo,
  • nastro adesivo per carta,
  • colori a tempera o pennarelli,
  • forbice,
  • ½ bicchiere di sassolini piccoli,
  • ½ bicchiere di sabbia grossa, o riso, o lenticchie.

Come fare per costruirlo?
  1. Con il cacciavite praticate dei fori alla distanza di 1 cm circa lungo la linea a spirale esterna del tubo (se manca disegnarne prima una col pennarello).
  2. Infilate in ciascun buco un chiodo.
  3. Fermate i chiodi col nastro di carta.
  4. Tappate una delle estremità con la carta da giornale e il nastro di carta.
  5. Versate nel tubo i sassolini, la sabbia o le lenticchie, chiudetelo e provate a capovolgerlo: aggiungere semi sino a quando non sarete soddisfatti della durata e della qualità del suono.
  6. Quando il suono vi soddisfa, sigillate il tubo come nel precedente punto.
  7. Decorate a piacere l'esterno, evitando colori acquosi per non ammorbidire il cartone
Buona fortuna!
Massimiliano

mercoledì 13 maggio 2009

Tante curiosità sugli animali

Cari bambini e care maestre mi avete fatto delle domande proprio interessanti!

Comincio col dirvi che né i cani né i gatti vedono in bianco e nero e sembra, da ciò che si sa fino ad ora, che vedano determinati colori come il giallo, l’azzurro, il verde, il violetto.
Vedono probabilmente un po' più sfocato di noi come se fossero un po' miopi.

Sia i cuccioli che i gattini cambiano i denti da latte. Come i bambini perdono gli incisivi, i canini e alcuni premolari, mentre i molari sono definitivi subito.


Sapevate che anche le foche cambiano i dentini? Per le specie che li possiedono, la dentatura da latte cade già prima della nascita o subito dopo. Quando i piccoli di foca piangono perché la mamma si è allontanata troppo a lungo in cerca di cibo, dai loro grandi occhi scuri scorrono vere lacrime.

I maiali hanno i denti e sono anche belli grossi. Una volta una maiala voleva mordermi e quando ho visto le sue fauci spalancate e i suoi dentoni mi sono spaventata.
I conigli sono dei roditori e hanno i denti a crescita continua ed è per questo che devono continuamente rosicchiare, per consumarli un po’.

Gli uccelli sentono con le orecchie anche se non hanno un padiglione auricolare e anche se sono coperte da piume, mentre i rettili hanno un orecchio rudimentale che gli consente di sentire le vibrazioni sul terreno e hanno anche un naso, sopra la bocca.

Cari bambini vorrei proporvi un gioco: scopriamo dove si nascondono gli animali nel corpo umano!

Per esempio…. avete mai osservato a cosa assomiglia un serpente? Vi siete accorti che sembra un lungo tubo con una enorme bocca davanti?
Potremmo quasi dire che un serpente è un tubo digerente. Sì, proprio un intestino. Sapete che un serpente può mangiare un topolino o un coniglio tutto intero e poi sta fermo per giorni e settimane a digerirlo?

A che cosa assomiglia un uccello? Per esempio un falco o un’oca? Per poter volare gli uccelli hanno i sacchi aerei e le ossa “pneumatiche” piene di aria che li rende leggeri e che assomigliano alle cavità piene di aria che noi abbiamo attorno al naso e nella fronte. Gli uccelli non hanno denti, ma hanno uno stomaco pieno di sassolini che “masticano” il cibo.
Allora, il becco dell’uccello sembra un naso, i denti sono nello stomaco, il corpo è tutto pieno di aria, le piume sembrano dei capelli… Ecco... potremmo dire che l’uccello sembra una testa?

Cari Michele, Giacomo, Edoardo, Giulia, Filippo e Massimo …io qualche altra idea ce l’avrei… ma mandatemi le vostre che giochiamo un po’.

Cara Aluna, quando muore il nostro cane o il nostro gatto siamo veramente tristi. E’ come se fosse morto il nostro fratellino peloso, il nostro compagno di giochi, l’amico col quale abbiamo condiviso molte avventure e al quale abbiamo confidato le nostre gioie, le tristezze, i nostri segreti …e senza quasi bisogno di parlare, perché la comprensione col nostro animale è silenziosa, completa e sottile. Basta uno sguardo, spesso basta il pensiero. Però è una legge di natura: gli animali nascono, vivono e poi muoiono, prima di noi, dato che la loro vita è più breve di quella degli uomini. E così si è certamente tristi per un po’, ma poi accadono tante altre cose belle e magari arriva un nuovo cucciolo. Nella vita di tutti noi possessori di animali si sono susseguiti tanti cani, gatti o altri piccoli amici, e a ciascuno di questi è riservato un posto speciale nel nostro cuore e un ricordo che resterà per sempre, perché gli abbiamo voluto bene.

Bene Gentrit, sono contenta che nella tua vita arrivi un cagnolino! Mi sembri un bambino molto simpatico, allegro e di buon cuore. Sono certa che starà bene con te, che avrai cura di lui e che sarai molto attento a quello che fai perché sarai responsabile delle sue azioni come lo sei delle tue. Fammi sapere quando arriva e come va!

Un saluto anche a Giacomo e ai suoi pesci.

Ciao, Sabrina e Susi (che ronfa nella cuccia)