Intanto, vi invitiamo a partecipare numerosi al prossimo appuntamento! Si terrà lunedì 20 aprile 2009 alle ore 17:00 presso la scuola San Domenico – via Derna 12 - Udine (mappa). Parleremo di pubblicità, e di come essa influenza le nostre scelte alimentari. Il titolo è: “Mangiare condizionati”.
L’incontro precedente si è tenuto il 23 marzo presso l’Auditorium dell’IPSIA “G. Ceconi”. Il tema trattato era
“Mangiare in altri luoghi” dai nonni, la trasgressione è lecita? A scuola, un’opportunità per l’educazione alimentare. L’incontro è stato presentato dalla psicologa Raffaella Pagani, dal medico Aldo Savoia e dall’assistente sanitaria Paola Corazza. Erano presenti anche la dirigente del 1° Circolo dott.ssa Vilma Candolini, la responsabile del Servizio di Nutrizione dell’Azienda Sanitaria dr.ssa Cecilia Savonitto, e la referente di “Città sane” dott.ssa Stefania Pascut.
Si è partiti dal significato della parola “
trasgressione”, cui la nostra cultura da una connotazione negativa. La parola presenta invece anche dei lati positivi, perché ci permette di identificare le regole, di riconoscerle, per poi fare delle eccezioni, aiutandoci a “sopportarle”.
L’incontro si è sviluppato analizzando i diversi contesti dove il bambino mangia, a partire dalla casa dove più spesso si “trasgredisce”, quella dei nonni! Se si tratta, per lo più di eccezioni, possono essere serenamente accettabili. Peraltro, il disaccordo palese tra nonni e genitori sulle scelte alimentari potrebbe far vivere al bambino la responsabilità del dissenso. Un litigio fra nonni e genitori su questioni di cibo in presenza del bambino, potrebbe fornirgli l’occasione per utilizzare il cibo o l’appetito per attirare l’attenzione o per attuare dei piccoli ricatti.
È stato sottolineato il ruolo che i nonni rivestono nella trasmissione di competenze e tradizioni ai nipoti: coltivare l’orto, trascorrere il tempo cucinando insieme gnocchi, torta, minestrone…
Un’altra occasione particolare e sempre più di moda è rappresentata dalle
feste di compleanno, cui vengono invitati tutti i bambini delle classe, organizzate in spazi appositi, fuori casa. A prescindere da alcune considerazioni emerse (quanto costa? Quanto tempo fa in effetti risparmiare? Si innescano meccanismi imitativi… e chi non se lo può permettere?), la psicologa rimarca che questa modalità di festeggiare non aiuta a sviluppare nel bambino il senso dell’ospitalità, né lo spinge a fare una giusta selezione dei compagni che desidera chiamare alla sua festa. Festeggiare a casa significa anche partecipare alla preparazione della giornata (pulire casa, riordinare la camera, preparare la torta) e quindi vivere una tensione costruttiva, sviluppando anche la capacità di tollerare piccole delusioni (ad esempio l’amico che non partecipa).
Si è poi discusso dell’organizzazione delle
feste a scuola: si possono portare dolci secchi, anche fatti in casa, l’importante è assicurarsi che non vengano consumati anche nei giorni successivi. Dovrebbero essere evitati snack salati, bibite dolcificate, caramelle e cioccolatini, rinforzando, il più possibile, il fatto che l’acqua è la bevanda dissetante per eccellenza!
Si è condivisa l’idea che
mangiare in mensa rappresenta un’occasione per l’educazione alimentare a scuola. È importante che si crei un’alleanza tra insegnanti e genitori, affinché al bambino arrivino messaggi coerenti. L’interesse espresso dagli educatori in questo importante momento della giornata, crea un ambiente favorevole che incoraggia l’assaggio di cibi anche poco graditi. Senza costrizioni, si dovrebbe almeno far assaggiare al bambino ogni pietanza, anche raccontando le proprie esperienze.
Paola e Cristina
Assistenti Sanitarie
Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione