martedì 30 giugno 2009

Al sole sì, ma con la testa!

Cari Genitori, Insegnanti e Ragazzi,
anche se questo mese di Giugno è stato poco generoso da un punto di vista climatico, a tutti gli effetti ormai siamo in estate; questo indubbiamente significa vacanze, aria aperta e sole, sia al mare che in montagna, sia in piscina che in campagna, al lago o in riva ad un fiume… e, come tutti sappiamo, il bel sole caldo può diventare alquanto pericoloso, se non lo “prendiamo per il verso giusto”.

Il sole emette diversi tipi di radiazioni: le ultraviolette, suddivise in UV-A, le UV-B, gli infrarossi e la luce visibile. Ognuno di questi tipi di “raggi” ha le sue peculiarità e può apportare effetti diversi, sia positivi che negativi.
L’esposizione al sole è necessaria: serve a sintetizzare e fissare la vitamina D, indispensabile per uno corretto sviluppo dell’apparato muscolo scheletrico; un po’ di sole può aiutare nel caso di problemi della cute come psoriasi e acne e può dare giovamento a chi soffre dei classici doloretti articolari; da ultimo, il sole può regalarci un colorito sano e luminoso, perché stimola la produzione di melanina.

Tuttavia, le radiazioni solari possono diventare pericolose e sono fattori di rischio per diverse patologie della pelle e degli occhi degli occhi; soprattutto per quanto riguarda alcune malattie della pelle, il rischio è legato non solo alla “quantità” di sole che si prende, ma anche dal “fototipo”, che indica la quantità di melanina presente nella pelle e la conseguente reattività alle radiazioni.
Esiste un codice internazionale, detto “indice UV”, che misura il livello di radiazione solare ultravioletta; Maggiore è il valore dell'indice, più alto è il potenziale danno per la pelle e per gli occhi. Questo indice è stato messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per aiutare le persone proteggersi dalle radiazioni troppo intense: ad esempio, i codici colori rosso e viola, corrispondenti a indici molto alti, ci suggeriscono di evitare l’esposizione al sole.


Esiste un sito dove possiamo vedere la rilevazione degli indici UV in tempo reale sulla penisola italiana.


E’ indispensabile quindi proteggersi adeguatamente dagli effetti nocivi del sole e non solo al mare o in piscina: anche chi rimane a lungo all’aria aperta a giocare, lavorare o fare sport deve considerarsi “esposto” alle radiazioni solari e ai colpi di sole e di calore; a proposito di questi ultimi, ricordatevi di bere a sufficienza per evitare la disidratazione e proteggere la testa con un copricapo.


Lo sapevate che:
  • in montagna, ogni 300 metri di altitudine l’intensità delle radiazioni solari aumenta del 4% circa;
  • le nuvole bloccano solo una parte delle raggi solari: il 90% le attraversa;
  • in acqua, a mezzo metro di profondità vi è una diminuzione del solo 40% delle radiazioni solari, mentre la superficie dell’acqua e la sabbia chiara le riflettono (la neve le riflette addirittura per l’80%);
  • la concentrazione massima di raggi UV si ha dalle 10.00 del mattino alle 14.00; durante l’estate, con l’ora legale, è perciò consigliabile non esporsi dalle 11.00 alle 15.00;
  • le creme con protezione solare devono essere usate sempre, anche quando la pelle è già abbronzata: la tintarella ci evita le scottature, ma non blocca le radiazioni ed i loro effetti nocivi;
  • la maggior parte degli italiani usa protezioni solari troppo basse: è necessaria la giusta protezione a seconda del fototipo a cui si appartiene e in dose adeguata (6 cucchiai ogni due ore);
  • i filtri delle creme sono soggetti a degradazione: non usare quindi residui di crema dell’anno precedente.
Vi invito a consultare "i segreti di un sole buono" interessantissimo opuscolo interattivo messo a punto dall’AIRC, per approfondire l’argomento in modo simpatico.

Buon sole a tutti!

Simonetta Micossi
Assistente Sanitaria per la Promozione della Salute

lunedì 15 giugno 2009

E' tempo di zecche


Le zecche sono parassiti animali che infestano topi, cervi ed altri animali e possono veicolare, da un animale all'altro, diversi microrganismi patogeni (batteri, virus e protozoi) e provocare alcune malattie infettive. Occasionalmente le zecche possono pungere l'uomo e, se infette, possono trasmettergli le malattie di cui sono portatrici.

Nelle nostre zone la più frequente è la Malattia di Lyme che nella sua forma più comune si manifesta con una lesione cutanea caratterizzata da arrossamento nella sede della puntura, che tende ad estendersi in forma anulare, fino a raggiungere un diametro di diversi centimetri (Eritema Cronico Migrante).


Fino a qualche anno fa la trasmissione di una forma di encefalite era segnalata solo nelle zone dell'Europa centrale, al confine con l'Italia (Austria, Germania e Slovenia.Dal 2003 la segnalazione di casi di encefalite da zecca (TBE) si è avuta anche in Friuli Venezia Giulia. Sempre in FVG si segnalano sporadici casi di rickettsiosi e di ehrlichiosi.

Quando pungono le zecche?

Le zecche prediligono i terreni erbosi in zone collinari ricche di umidità. Dunque andare a funghi d'estate, passeggiare nei boschi, fare romantici pic-nic in collina, sono le attività più a rischio per essere punti dalle zecche.

Attenzione nei periodi critici:
Il ciclo vitale delle zecche fa sì che il periodo estivo (giugno-settembre/ottobre) sia quello in cui più frequentemente si può essere punti.

Cosa fare per evitare il rischio di morso di zecca?

Le misure comportamentali sono le principali modalità da mettere in atto per ridurre il numero di morsi di zecca, pertanto:
  • Indossare abiti, possibilmente chiari, che coprano quanto più le parti esposte (camicie a maniche lunghe e calzoni lunghi, meglio se infilati nelle calzature).
  • Usare, sulle superfici esposte, sostanze repellenti per le zecche e gli insetti. I repellenti a contenuto di dietiltoluamide (per esempio l'Autan) sono efficaci ma vanno applicati almeno ogni due ore.
  • Il repellente può essere spruzzato anche sui vestiti.
  • Rimanere sui sentieri piuttosto che inoltrarsi nei boschi evitando di sfiorare la vegetazione che cresce ai bordi. E' più prudente e riduce il rischio di essere punti.
  • Evitate di sedersi per terra;
  • Al rientro controllare accuratamente tutta la superficie corporea, prestando particolare attenzione all'inguine, alle ascelle ed alle cosce. Ricordarsi di controllare ogni zona del corpo ricoperta da peli e capelli, dove le zecche possono più facilmente annidarsi.
Importante: le zecche non si attaccano subito alla pelle, prima di infiggere il rostro camminano sulla pelle in cerca di un buon posto: pertanto un controllo frequente abbassa la probabilità di essere morsi.

Come rimuovere la zecca?
Proteggere le mani con guanti o un fazzoletto durante l’operazione, per evitare la possibilità di infezione attraverso piccole lesioni della pelle o di autoinoculazione per via congiuntivale o orale.




Afferrare saldamente la zecca con una pinzetta il più possibile aderente alla cute, e tirarla decisamente, ma senza strappi, con una delicata rotazione per evitarne la rottura.




Applicare disinfettanti sulla parte soltanto dopo l’estrazione della zecca, evitando quelli che colorano la pelle (tintura di iodio, mercurocromo) perché potrebbero mascherare segni di infezione.

Cosa non fare
Non utilizzare mai per rimuovere la zecca alcool, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette Tali procedure sono sconsigliate, in quanto inducono nella zecca un riflesso di rigurgito, con forte aumento del rischio di trasmissione di agenti patogeni.

Il periodo di osservazione dopo la puntura di zecca
Dopo la puntura osservare sempre, almeno una volta al giorno e per almeno 40 giorni, la zona del corpo dove è avvenuta la puntura.
Se comparisse un alone arrossato che tende ad allargarsi oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi, rivolgersi al proprio medico curante, evitando di assumere farmaci di propria iniziativa.

Vaccinazione

Il vaccino contro la TBE, da tempo in uso in molti Paesi dell’Europa centrale e settentrionale, è disponibile anche in Italia.
Il ciclo vaccinale di base prevede la somministrazione di tre dosi ai tempi 0, 1-3 mesi, 5-12 mesi.
Poiché il periodo estivo è quello in cui più frequentemente si può essere punti, questa vaccinazione va effettuata a partire dai mesi autunnali, invernali in modo da arrivare protetti nel periodo di maggiore attività delle zecche.
La vaccinazione può essere effettuata presso i servizi vaccinali dell’ASS 4 “Medio Friuli” con il pagamento di un ticket.

Linda Gallo
Servizio Profilassi malattie infettive
Dipartimento di Prevenzione
ASS 4 “Medio Friuli”

venerdì 5 giugno 2009

Giovani volpi esplorano il territorio...

Cari bambini tra poco finisce la scuola e voi ve ne andrete in vacanza al mare, in campagna e in montagna.

Sicuramente in queste prossime vacanze incontrerete degli animali e allora vi faccio alcune raccomandazioni su come avvicinarli.

Sempre, ripeto sempre, prima di accarezzare un cane chiedete al proprietario se è buono e se potete toccarlo. In questo modo già si stabilisce una relazione e anche l’animale di buona indole non si spaventa per il contatto improvviso e non rischiate un morso.

Nel mare non correte grossi rischi se non di essere pizzicati da un granchio sui fondi sabbiosi o punti da un riccio su fondali rocciosi, ma questi animaletti si vedono bene ed eventualmente usate le scarpette da bagno. Ricordate sempre che gli animali non sono “cattivi”, se ci pungono o mordono è perloppiù per un naturale istinto di sopravvivenza, perché sono spaventati, perché cercano cibo o perché sono ammalati.

Gli animali selvatici, per esempio, hanno un naturale timore dell’uomo: si tengono ben distanti ed eventualmente si avvicinano con estrema cautela solo per cercare fonti alimentari.

Quando un animale selvatico (volpe, lepre, cinghiale, capriolo etc.) sovverte il suo comportamento di istintiva diffidenza e si lascia avvicinare e accarezzare dall’uomo o lo attacca e morde senza un motivo apparente, molto probabilmente è ammalato!

In questo caso è sempre bene farsi medicare al Pronto Soccorso.

Allora mi raccomando, cari bambini, se quest’estate girando per campagne e montagne trovate animali selvatici che si lasciano avvicinare non toccateli perché potrebbero essere ammalati e trasmettervi delle malattie pericolose. Se poi sono dei cuccioli, vi ricordo che, una volta toccati dall’uomo, spesso la madre non li riconosce più perché inquinati dalla nostra “puzza”.

E state attenti alle zecche! Dopo la scampagnata, tornati a casa, spogliatevi e fatevi controllare dalla mamma su tutto il corpo. E controllate anche il vostro cane! Anzi, al vostro cane fate il trattamento preventivo sia per le zecche che per le malattie trasmesse dalle zanzare.

Ciao, a presto!
Sabrina

venerdì 29 maggio 2009

Molliamo l'automobile

Cari genitori, insegnanti e ragazzi
Ormai la bella stagione è arrivata a pieno titolo ed io continuo a ricordarvi che il movimento all’aperto è un’occasione per stare bene e prendersi cura della propria salute.
Sappiamo tutti che recarsi al lavoro, a scuola, a fare la spesa in bicicletta o a piedi, piuttosto che in auto, sarebbe vantaggioso sotto diversi aspetti.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che camminare o andare in bici in mezzo al traffico (soprattutto per chi abita a lavora in città) è rischioso, sia per quanto riguarda le probabilità di incidenti sia per quanto concerne le emissioni nocive che siamo costretti a respirarci; in realtà, lasciare da parte l’auto è anche un modo per diminuire il traffico cittadino (congestionato, soprattutto nelle ore di punta, proprio di fronte alle scuole), con relativo abbassamento del rischio di incidenti e di inquinamento ; c’è da aggiungere che rimanere chiusi nell’abitacolo della propria auto non ci protegge dalle sostanze nocive emesse, anzi: ci sottopone anche alle emissioni che vengono scaricate all’interno dell’automobile.

Probabilmente le vere difficoltà sono altre: il tempo, ad esempio, è sempre tiranno e “caricare” tutti in macchina è un modo per risparmiarne di prezioso; ma la “cultura dell’automobile” e il poco rispetto che esiste nei confronti di pedoni e ciclisti sono i nodi forse più difficili da sciogliere.

Io abito in una zona piuttosto centrale di Udine e mi capita spesso di osservare persone che vanno a gettare le immondizie o si recano a messa in auto (!!!), per percorsi quindi di poche centinaia di metri.
Ora, magari molte tra le persone che frequentano la mia parrocchia provengono dall’altra parte della città (anche se trovo improbabile che siano così tante)e necessitano proprio di venirci in auto; ma, dato che i cassonetti per la raccolta differenziata sono disseminati ogni 200 metri circa non vedo proprio l’esigenza di prendere la macchina per andare a buttare due sacchetti di spazzatura.

Un altro problema che balza all’occhio è quello dell’utilizzo delle piste ciclabili: ci sono, esistono ma sono davvero poche le persone che le utilizzano per il loro vero scopo. Spesso diventano “estensioni” dei marciapiedi, dove si passeggia a gruppetti, ci si ferma a chiacchierare, si fa camminare tranquillamente il cane, si fanno attraversare i bambini senza curarsi del fatto che quello spazio, in teoria, è dedicato al transito delle biciclette.

Un minimo di educazione non solo stradale, ma anche alla socialità: impariamo, insieme ai nostri bambini, a rispettare chi si muove a piedi e in bici e ad utilizzare correttamente gli spazi che abbiamo a nostra disposizione, sfruttiamoli anche se magari sono pochi e non distribuiti equamente sul territorio. E’ il primo passo verso quella che si chiama “mobilità sostenibile”: meno traffico, meno inquinamento, meno rumore e possibilità per tutti di muoversi in modo sicuro (www.bimbinbici.it).
Simonetta Micossi
Assistente Sanitaria per la Promozione della Salute

martedì 26 maggio 2009

Il bastone della pioggia

Carissimi bambini, prima di augurarvi buone vacanze, ho il piacere di fare da messaggero di una bella idea che è stata lanciata dal nostro amico Massimiliano, il trampoliere con i pantaloni da Scaramacai, che ha fatto giocare chi di voi ha potuto partecipare agli incontri di festa per il “Contratto della merenda”.

In pratica Massimiliano vi chiede di cominciare, durante l’estate a preparare il
BASTONE DELLA PIOGGIA questo strumento musicale, che ci risulterà molto utile per la prossima festa a cui verranno invitati quasi tutti i bambini delle Scuole che aderiscono al Progetto.
L’invito è rivolto in particolare ai bambini di più grandi (3^, 4^, 5^), ma tutti, soprattutto i più piccoli, sarà bene che si facciano aiutare da mamma e papà.


Che ne pensate?
Di seguito trovate tutte le istruzioni: credo sia divertente, eppoi se avete ancora qualche difficoltà potete chiedere anche a lui qualche chiarimento scrivendogli su questo blog! Un abbraccio così grande da circondare tutti voi
Cecilia Savonitto


IL BASTONE DELLA PIOGGIA

Il bastone della pioggia (o albero della pioggia, o palo della pioggia; in spagnolo Palo de lluvia) è uno strumento musicale tradizionale diffuso soprattutto in America centro-meridionale, ma anche in Africa ed Oceania, fin dall'antichità. Era originariamente utilizzato, come suggerisce il suo nome, durante le cerimonie religiose propiziatorie sia per il raccolto sia per la pioggia.

E' costituito da un tubo di legno, o semplicemente di cartone (potrebbe andare bene uno di quelli intorno a cui si avvolge la stoffa, o quelli da disegno, o se proprio non c’è altro quello della carta assorbente da cucina) con all'interno un'intelaiatura di chiodi, riempito con polvere di conchiglie o semi o sassolini.

Per suonarlo bisogna scuoterlo ribaltandolo da una parte all'altra. Mentre si scuote oppure se si ribalta da una parte all'altra, i sassolini scorrono lungo una spirale metallica producendo un suono simile a quello della pioggia che cade. Se ben costruito il suono è davvero e incredibilmente amplificato.


Che cosa ci serve per costruirlo?
  • Un piccolo cacciavite a croce,
  • 1 tubo di cartone rigido lungo circa cm 50 (tipo quello dei tessuti o carta da disegno),
  • chiodi da legno con testa larga e lunghi poco meno del diametro del tubo,
  • nastro adesivo per carta,
  • colori a tempera o pennarelli,
  • forbice,
  • ½ bicchiere di sassolini piccoli,
  • ½ bicchiere di sabbia grossa, o riso, o lenticchie.

Come fare per costruirlo?
  1. Con il cacciavite praticate dei fori alla distanza di 1 cm circa lungo la linea a spirale esterna del tubo (se manca disegnarne prima una col pennarello).
  2. Infilate in ciascun buco un chiodo.
  3. Fermate i chiodi col nastro di carta.
  4. Tappate una delle estremità con la carta da giornale e il nastro di carta.
  5. Versate nel tubo i sassolini, la sabbia o le lenticchie, chiudetelo e provate a capovolgerlo: aggiungere semi sino a quando non sarete soddisfatti della durata e della qualità del suono.
  6. Quando il suono vi soddisfa, sigillate il tubo come nel precedente punto.
  7. Decorate a piacere l'esterno, evitando colori acquosi per non ammorbidire il cartone
Buona fortuna!
Massimiliano

mercoledì 13 maggio 2009

Tante curiosità sugli animali

Cari bambini e care maestre mi avete fatto delle domande proprio interessanti!

Comincio col dirvi che né i cani né i gatti vedono in bianco e nero e sembra, da ciò che si sa fino ad ora, che vedano determinati colori come il giallo, l’azzurro, il verde, il violetto.
Vedono probabilmente un po' più sfocato di noi come se fossero un po' miopi.

Sia i cuccioli che i gattini cambiano i denti da latte. Come i bambini perdono gli incisivi, i canini e alcuni premolari, mentre i molari sono definitivi subito.


Sapevate che anche le foche cambiano i dentini? Per le specie che li possiedono, la dentatura da latte cade già prima della nascita o subito dopo. Quando i piccoli di foca piangono perché la mamma si è allontanata troppo a lungo in cerca di cibo, dai loro grandi occhi scuri scorrono vere lacrime.

I maiali hanno i denti e sono anche belli grossi. Una volta una maiala voleva mordermi e quando ho visto le sue fauci spalancate e i suoi dentoni mi sono spaventata.
I conigli sono dei roditori e hanno i denti a crescita continua ed è per questo che devono continuamente rosicchiare, per consumarli un po’.

Gli uccelli sentono con le orecchie anche se non hanno un padiglione auricolare e anche se sono coperte da piume, mentre i rettili hanno un orecchio rudimentale che gli consente di sentire le vibrazioni sul terreno e hanno anche un naso, sopra la bocca.

Cari bambini vorrei proporvi un gioco: scopriamo dove si nascondono gli animali nel corpo umano!

Per esempio…. avete mai osservato a cosa assomiglia un serpente? Vi siete accorti che sembra un lungo tubo con una enorme bocca davanti?
Potremmo quasi dire che un serpente è un tubo digerente. Sì, proprio un intestino. Sapete che un serpente può mangiare un topolino o un coniglio tutto intero e poi sta fermo per giorni e settimane a digerirlo?

A che cosa assomiglia un uccello? Per esempio un falco o un’oca? Per poter volare gli uccelli hanno i sacchi aerei e le ossa “pneumatiche” piene di aria che li rende leggeri e che assomigliano alle cavità piene di aria che noi abbiamo attorno al naso e nella fronte. Gli uccelli non hanno denti, ma hanno uno stomaco pieno di sassolini che “masticano” il cibo.
Allora, il becco dell’uccello sembra un naso, i denti sono nello stomaco, il corpo è tutto pieno di aria, le piume sembrano dei capelli… Ecco... potremmo dire che l’uccello sembra una testa?

Cari Michele, Giacomo, Edoardo, Giulia, Filippo e Massimo …io qualche altra idea ce l’avrei… ma mandatemi le vostre che giochiamo un po’.

Cara Aluna, quando muore il nostro cane o il nostro gatto siamo veramente tristi. E’ come se fosse morto il nostro fratellino peloso, il nostro compagno di giochi, l’amico col quale abbiamo condiviso molte avventure e al quale abbiamo confidato le nostre gioie, le tristezze, i nostri segreti …e senza quasi bisogno di parlare, perché la comprensione col nostro animale è silenziosa, completa e sottile. Basta uno sguardo, spesso basta il pensiero. Però è una legge di natura: gli animali nascono, vivono e poi muoiono, prima di noi, dato che la loro vita è più breve di quella degli uomini. E così si è certamente tristi per un po’, ma poi accadono tante altre cose belle e magari arriva un nuovo cucciolo. Nella vita di tutti noi possessori di animali si sono susseguiti tanti cani, gatti o altri piccoli amici, e a ciascuno di questi è riservato un posto speciale nel nostro cuore e un ricordo che resterà per sempre, perché gli abbiamo voluto bene.

Bene Gentrit, sono contenta che nella tua vita arrivi un cagnolino! Mi sembri un bambino molto simpatico, allegro e di buon cuore. Sono certa che starà bene con te, che avrai cura di lui e che sarai molto attento a quello che fai perché sarai responsabile delle sue azioni come lo sei delle tue. Fammi sapere quando arriva e come va!

Un saluto anche a Giacomo e ai suoi pesci.

Ciao, Sabrina e Susi (che ronfa nella cuccia)

venerdì 24 aprile 2009

Giochi all’aperto un po’ “vintage”

Cari genitori, cari insegnanti,
uso questa parola in modo un po’ provocatorio (in realtà “vintage” è un attributo che definisce le qualità ed il valore di un oggetto prodotto almeno vent'anni prima del momento attuale) per ricordarvi tutta una serie di attività all’aperto, che facevano parte dei giochi quotidiani dei ragazzi fino una ventina di anni fa; si trattava dei classici giochi “da cortile”, che costavano davvero poco in termini monetari (un pezzo di elastico, una palla, un gessetto per disegnare e un sassolino a mo’ di dado) ma ripagavano molto dal punto di vista della socializzazione e del movimento.

Chi di voi, mamme, papà e maestri, non ricorda di aver giocato almeno una volta all’elastico, alla settimana, a palla prigioniera o al classico guardie e ladri?


Tutte attività che rientrano a pieno titolo nel capitolo dell’attività fisica e dell’abitudine al divertimento inteso in modo attivo, socializzante; perché, dunque, non pensare di riproporle ai bambini?
Se esplorate i siti da cui ho estrapolato gli indirizzi linkati sopra, inoltre, avrete modo di ritrovarne molti altri, pronti da rispolverare.


Certo, alcuni di voi mi risponderanno che è difficile motivare i bambini di oggi, che sono bimbi “HighTech”, ad impegnarsi in giochi che venivano fatti dai loro genitori (se non anche dai loro nonni), ma forse organizzare una lezione di educazione fisica incentrata su questi divertimenti del passato potrebbe essere una maniera abbastanza accattivante…
In fondo, per rendere un paio di scarpe “glamour” invece che “fuori moda”, basta chiamarle “vintage” invece che… “usate”!

Simonetta Micossi
Assistente Sanitaria per la Promozione della Salute